La grandezza di Rafa Nadal: forza mentale e fame di vittoria

#Nadal. #Ventuno. #GOAT. 

Questi gli hashtag che stanno imperversando su tutti i media e social da domenica pomeriggio.

Con la vittoria agli Australian Open torna a vincere il primo Slam dell’anno e soprattutto stacca i grandi rivali, Federer e Djokovic, nella corsa al più vincente negli Slam. 

Anche se il serbo era assente è giusto sottolineare come Nadal ha imposto la sua classe e la sua tecnica sui rivali più giovani; ricchi di talento ma ancora acerbi.

È cresciuto nel torneo, ha ritrovato quella infinita voglia di vincere e con il passare dei match la chance di arrivare fino in fondo diventava sempre più credibile. 

Si è preso la vittoria, “a la Nadal”.

Di forza, con tanta “garra”, con quella smania idrofoba del campione che ormai vede il trofeo sempre più vicino.

Non ha mai mollato Rafa; anche se tutti i bookmakers lo davano piuttosto sfavorito contro Medvedev.

A dirla tutta il campo nei primi due set e mezzo stava dando ragione ai pronostici; ma mai sottovalutare il cuore di un campione.

 

Già, è proprio questo il punto.

Cosa rende unico un campione in lotta per la palma di Great Of All Time (il più grande di tutti i tempi) della sua disciplina?

Rafa Nadal è notoriamente riconosciuto come uno dei migliori tennisti su terra battuta di tutti i tempi. 

Infatti sono 57 i titoli che ha conquistato fino adesso su questa superficie. 

“The King of Clay”, questo il soprannome datogli dai suoi colleghi che significa “Il Re della Terra Battuta”.

Ha vinto 11 volte il Roland Garros che è considerato da tutti il torneo più massacrante del panorama tennistico. 

Due settimane di battaglia sotto un cielo che spesso ci ha reso partecipi di cambi atmosferici pesanti e imprevedibili. 

Un giorno c’è il sole cocente, quello dopo pioggia, l’altro ancora vento, e poi freddo. 

Ma dal 2005 al 2014, a parte una prematura uscita al 4° turno nel 2009, il campione del Roland Garros è sempre stato il maiorchino Rafa.

Vincere 5 volte di fila quel torneo è un’impresa da tori. 

È sicuramente più semplice stendere il cielo che descrivere ogni successo della carriera leggendaria di Nadal.

21 slams, 36 master 1000, 22 ATP 500, due medaglie d’oro olimpiche in singolare e doppio e ben 5 Coppe Davis parlano da soli.

Ma qual’è stata la genesi della leggenda e cosa lo spinge ad andare avanti nonostante, a soli 35 anni, abbia raggiunto qualsiasi obiettivo immaginabile da un professionista?

Tutto per lui cominciò con la vittoria di un torneo regionale di tennis.

Aveva 8 anni e suo zio Toni si accorse del talento di Rafael e decise di fargli intensificare gli allenamenti.

Notò subito che utilizzava entrambe le mani, ma questo non andava bene, quindi nonostante fosse destrorso, iniziò a utilizzare la mano sinistra per il tennis.

Per trasmettergli una forte etica di lavoro e di miglioramento continuo, lo zio Toni, l’ha fatto allenare e giocare in condizioni orribili.

Palle sgonfie, campi pieni di buche, condizioni meteo improbabili, il tutto condito da sessioni folli per fatica e durata. 

Toni è un grande motivatore ed ha trasmesso questa mentalità al nipote.

“Devi imparare a cavartela da solo”. 

L’allenamento batte il talento quando il talento non si allena a dovere; a quanto pare Rafa l’ha imparato come nessuno.

 

Questa caratteristica l’ha fatto risorgere più volte come l’araba fenice dalle ceneri.

Ed ogni volta non ha lasciato scampo agli avversari.

La sua straordinaria forza mentale, coltivata fin da bambino da zio Toni,  lo ha fortificato sia in campo che fuori.

Quando non poteva competere per curare i suoi infortuni. 

Quando è stato costretto a reinventarsi anno dopo anno, perchè il fisico esplosivo mostrato in gioventù, col tempo si stava logorando.

Quando ha dovuto sviluppare profondi miglioramenti tecnici al servizio e nel gioco al volo per rimanere al top dell’ATP.

Sono proprie queste sue abitudini costanti ad aver allungato la sua carriera ai livelli più alti della disciplina.

Nonostante avesse ormai raggiunto traguardi che per la maggior parte dei suoi avversari rimangono inarrivabili, la sua attitudine a migliorarsi sempre e l’ossessiva fame di successo lo hanno reso così forte.

Costruire un sistema per alimentare costantemente il fuoco interiore è l’unico modo per mettere a frutto il seme del talento.

Ma se l’abnegazione totale è la scintilla per far brillare il talento, la stabilità mentale e la fame di vittoria sono quelli che ti fanno diventare una leggenda.

Nadal è conosciuto anche per il suo lungo e articolato insieme di piccoli gesti che compie ogni volta che scende in campo.

Un vero e proprio rituale; in cui è difficile orientarsi e di cui soltanto lui è in grado di capire il vero significato.

Lo stesso Rafa in un’intervista ha detto:

“Qualcuno la chiama superstizione, ma non lo è. 

Altrimenti non continuerei a farlo indipendentemente dalle vittorie e dalla sconfitte.

E’ un modo per mettere me stesso dentro la partita e mettere in ordine le mie priorità mentali“.

E’ come una routine.

Quando faccio queste cose vuol dire che sono concentrato, che sono focalizzato sulla partita. 

Non è qualcosa che mi serve fare, è qualcosa che voglio fare”

Controllo del corpo e controllo della mente.

Talento fisico e forza mentale.

Rabbia e fame.

Sono tutti binomi che Nadal porta con sé in campo e che ha bisogno di allineare con il suo rituale per esprimere il suo massimo potenziale.

L’aspetto mentale è molto spesso sottovalutato ma è fondamentale per raggiungere risultati leggendari.

Un caratteristica comune ad altre leggende.

Mi vengono in mente  Valentino Rossi che parla con la moto sulla griglia di partenza, o Michael Jordan che indossava sempre i pantaloncini North Carolina sotto quelli dei Bulls prima di ogni partita.

Il rituale di Nadal, è abbastanza lungo ed articolato:

  • Doccia ghiacciata 45 minuti prima di ogni match
  • Indossa i calzini alla stessa identica altezza
  • Porta una racchetta in campo e cinque racchette nella borsa
  • Toglie la felpa o la giacchetta, mentre salta davanti al pubblico
  • Posiziona le due bottiglie sempre nello stesso identico punto, allineate diagonalmente rispetto al campo, con l’etichetta rivolta verso la sedia di Nadal
  • Salta quando va a rete per il lancio della monetina prima del match
  • Corre fino alla linea di fondo campo prima di iniziare il riscaldamento
  • Quando gioca su terra battuta pulisce sempre la linea di fondo campo
  • Si mette i capelli dietro le orecchie e sistema pantaloncini prima di ogni servizio
  • Attraversa le linee laterali del campo solo ponendo avanti il piede destro ed evitando di calpestarle
  • Usa l’asciugamano (uno per lato) dopo ogni singolo punto
  • Si assicura che il suo avversario sorpassi le rete prima di sedersi per il cambio campo
  • E’ sempre il secondo ad alzarsi e a tornare in posizione

La grandezza di Nadal si fonda anche su questi aspetti, meno tangibili, ma ancor più significativi.

Il suo impatto  sul mondo della racchetta è stato rivoluzionario. 

Prima di lui non c’era mai stato un tennista così potente, efficace, e atleticamente superiore. 

Una macchina da gioco micidiale, che ha imposto un nuovo ed unico modello di gioco. 

Poche volte un tennista ha avuto il suo istinto killer che gli ha fatto annientare mentalmente gli avversari per risolvere una situazione difficile.

Un cannibale nella lotta, sul punto a punto, quando la testa conta più di qualsiasi colpo. 

Nessuno come lui riesce a crederci fino alla fine e a ribaltare situazioni che sembrano disperate. 

Vedi la finale di domenica, dove è riuscito a ribaltare una situazione critica, ed a trovare uno spiraglio…

Anche quando la porta sembrava chiusa. 

Unico. 

LEGEND.

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Al tuo benessere,

Alessandro